Al confine tra Grecia e Turchia
L’incipit dell’omelia del vescovo di Milano Mario Delpini nella prima domenica di Quaresima, nel Duomo a porte chiuse : «Ci viene rivolta oggi una parola che suona inopportuna. Risuona una di quelle parole che possono mettere di malumore, come un intervento maldestro, come un richiamo che sconcerta. Una parola inopportuna mette a disagio, sembra venire da chi non comprende la situazione. E la parola inopportuna è quella di Paolo: ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza».

Crediamo siano parole importanti che ci chiamano ad alzare lo sguardo dagli avvenimenti, pur gravi, che stanno colpendo la nostra nazione, per permetterci di vedere la grave crisi umanitaria alle porte della nostra comunità.
In questo momento ai bordi dell’Europa decine di migliaia di profughi afghani, siriani, somali assediano il confine tra Turchia e Grecia.
Secondo l’organizzazione Internazionale per le migrazioni, OIM, nei 120 chilometri di confine terrestre fra Grecia e Turchia si troverebbero circa 13.000 persone, molti dei quali bambini, che trascorrono le notti all’esterno, in cammino o davanti ai valichi di frontiera con temperature vicine allo zero.
Esseri umani, soprattutto bambini, che dopo aver assistito alla guerra, alla morte dei propri cari e alle violenze dei campi, in preda alla disperazione, mettono in atto gesti di autolesionismo o tentano di suicidarsi
La Turchia di Erdogan li ha lasciati andare e loro si sono catapultati ciecamente verso la grande speranza, l’Europa. A queste persone disperate si aggiungono coloro i quali, con imbarcazioni di fortuna, si spostano verso le isole greche di fronte alla Turchia. Paradigmatica è in questo caso la situazione dell’isola di Lesbo. Nei video pervenuti li si vede respinti a lacrimogeni dai soldati greci, e picchiati con i bastoni sui gommoni con cui cercano di raggiungere quelle isole dove noi europei andiamo in vacanza, d’estate. Per scoraggiarli i militari sparano in aria e in acqua, o con le motovedette provocano onde che sbilanciano le barche stracariche.
Questa situazione può essere definita una crisi umanitaria che ci deve interrogare tutti.
L’Europa e l’Italia devono fornire delle risposte garantendo un sistema di ingressi sicuro, legale ed equilibrato nel rispetto della sicurezza dei cittadini europei e dei fondamentali diritti umani delle persone migranti anche attraverso strumenti già esistenti, ma scarsamente utilizzati, come il ricongiungimento familiare, le sponsorships come i corridoi umanitari e i visti medici, di studio e di lavoro agevolati.
Gianfranca Duca, Capogruppo Cinisello Balsamo Civica
Andrea Catania, Capogruppo PD